Né intercettazioni, né protezione civile, né visite guidate per imprenditori a Palazzo Chigi: non sono ancora pronto per parlarne e poi credo che la pubblicazione a puntate delle intercettazioni – prassi che disapprovo completamente e che mi pare drammaticamente simile alla vecchia DDR ben raffigurata dal film Le vite degli altri – ci riservi ancora nuovi colpi di scena.
Un puro intrattenimento, oggi, dedicato alla campagna elettorale per le Regionali vista da qui, da Roma, dove la battaglia per il Consiglio infuria sui muri e sulle fiancate decorate dei mezzi pubblici.
E’ incredibile come noi politici spesso non ci rendiamo conto di quanto siano ridicoli gli slogan che ci scegliamo per le campagne elettorali. Quanto cioè l’accostamento di parole, magari belle in sé, non dica assolutamente niente di noi e delle nostre idee politiche, salvo a chi già ci conosce e ci vota e, dunque, non abbisogna dei manifesti con i quali impacchettiamo le città.
Inizio con un apprezzamento. Dopo una ridicola sbornia americaneggiante che ha trasformato i nostri presidenti di regione in “governatori” come se il Molise fosse il Vermont e la Lombardia la California, i comunicatori sono atterrati in Italia e si sono ricordati che si vota per un Presidente.
Due donne qui in Lazio. Emma Bonino è conosciuta, non ha slogan, sorride e si limita a dire “ti puoi fidare”: è un usato sicuro, ha lavorato benissimo in Europa, non ha mai nascosto le proprie idee nemmeno sui temi più scomodi. Nell’elemento della fiducia, che riecheggia il veltronian-jovanottiano “mi fido di te” c’è l’idea semplice che non ti tira pacchi e non ti racconta una cosa per l’altra. Puoi condividere o no ma quella è e quella resta. Voto 7
Renata Polverini ha iniziato pessimamente con i dati taroccati sulle iscrizioni al suo sindacato che non l’hanno fatta accogliere nell’associazione del sindacato europeo e con il trucchetto – beccato in flagranza da due blogger radicali – dei finti commenti entusiastici al suo sito e blog inseriti dal suo staff quando ancora il sito era offline. Altro che “ti puoi fidare”…questa ti frega a partire dal sito elettorale. La campagna è tanta, tantissima, ovunque. Un avverbio che marchia tutti i temi e a sua volta ne presidia uno senza evocarlo direttamente, sicuramente (cioè sicurezza), poi il pantheon del politically correct: famiglia, imprese, sanità. Lo slogan centrale “con te”. Sbadiglio, senso di deja vu. Voto 5.
Quattro spigolature sui manifesti per il Consiglio Regionale, rigorosamente senza nomi.
X Y: “un impegno che merita conferma”, volto sorridente, età giovane. Fa capire che è un uscente e spera che gli elettori si ricordino di lui. Onesto e misurato. Voto: 6
Y Z: “un nome, una storia, un futuro”, giovane donna, occhiali pensosi. Ho sorriso ricordando l’imitazione che Fiorello faceva a Viva Radiodue di Gianni Minà e del suo modo enfatico di presentare i propri ospiti…”un uomo, un mito, la sua storia”. Ma il vecchio Gianni parlava di Fidel Castro ! Mi chiedo: perché questo nome non mi dice nulla ? ma che storia avrà mai alle spalle ? e soprattutto, perché questa storia dovrebbe essere in sé garanzia di futuro ? Pretenzioso. Voto: 4
W X: “la novità dell’esperienza”. Idee confuse, accostamento per ossimori, una cattiva digestione o un raffinato calembour ? Mi piace pensare che il candidato abbia voluto scherzare sull’ansia di rinnovamento che ubriaca la politica sottolineando il suo antico mestieraccio di politico. Ma la foto del manifesto, lombrosianamente, non tradisce tanta raffinatezza. Voto: 5
Y T: “parla con me”. Confesso che ci ho provato e ho chiamato i due numeri indicati per vedere se il candidato mi svelava qualche arcano che non poteva scrivere sui manifesti. Ad uno c’era una segreteria telefonica malfatta, all’altro mi ha risposto una ragazza che mi ha chiesto l’indirizzo per mandarmi i tagliandini per le preferenze ! Ma chi li consiglia questi candidati ? E poi scimmiottare il titolo di un format tv ! Prima o poi ci toccherà il candidato “Ballarò” o forse un più adeguato “Porta a porta”. Pensavo di essere stato troppo cattivo, poi ieri ho letto che questo candidato dal volto vissuto e nazionalpopolare chiedeva scusa alla comunità ebraica e ad altri perché, originario di Pomezia, gloriosa città fondata dal fascismo dopo la bonifica delle paludi, aveva distribuito calendari con l’effigie del Duce e con la simpatica dizione “2010, 88°anno dell’era fascista”. Scarso in politica, pessimo in storia, orrendo nel gusto. Voto: 2
Chiudo con due manifesti straordinari.
Manifesto gigante dell’UDC: “appoggiamo solo i migliori”. Traduzione: ovvero sosteniamo chi vince ad alleanze variabili. Mirabile professionismo da prima repubblica. Voto: 8
Una sedicente lista/organizzazione che si chiama “Il popolo della vita” liquida infine la contesa elettorale in modo lapidario: “meno faccioni, più popolo”. Genuino e graffiante. Voto: 8
(1.continua….forse)
#1 da RB il 18 febbraio 2010 - 15:09
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Il popolo della Vita è un’organizzazione di cattolici integralisti antiabortisti (Ferrara?) creata a Roma da Alemanno (per avere Ferrara con sé) e che prende finanziamenti continui dal sindaco per spenderli in manifesti. E’ un anno che ci sono e ho visto ogni mese un manifesto diverso. Ma tutti molto vicini ai romani.
Celori, invece, è un fascista, e, come Ciarrapico, vince in quanto fascista dichiarato
#2 da Roberto Bertoli il 16 aprile 2010 - 23:50
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Se ne sono successe di cose in questi due mesi….!
E il giorno che si sta per aprire sembra destinato ad essere interessante, sia “di qua” che “di là“.
Chiediamocelo a voce bassa (e con le dovute scaramanzie): chi avrebbe detto, qualche anno fa, che si sarebbe ripartiti da Gianfranco Fini per sperare di avere in Italia (come scrive, su IL FATTO di oggi, Nando dalla Chiesa) una “destra che, vincendo, non pone problemi circa l’identità di fondo del paese. Una destra che non gonfia a forza di estrogeni ideologici le divisioni culturali, civili e politiche tra i cittadini. Che non mette in discussione i grandi principi della decenza istituzionale.”?