Le spine di Pierluigi
Inviato da Lapo Pistelli il 9 gennaio 2010 - 10:34

un senso a questa storia
Ho visto disfarsi troppi partiti e bruciare troppe leadership nel mio campo – mentre il centrodestra governava l’Italia – per appartenere al club di coloro che si siedono a bordo campo ad aspettare la scivolata del leader che non hanno votato.
Premessa forse involuta per dire che ho guardato comunque con fiducia al lavoro iniziato da Pierluigi Bersani.
Prima di vedere come va a finire – e dunque assumendomi un rischio – voglio però dire qualcosa sul nodo della scelta delle candidature regionali, perché là qualcosa non va.
Come si comprende, non mi riferisco allo scarso presenzialismo del segretario e alla sua non straordinaria rapidità d’azione. Lo sapevamo da prima (ancor più chi lo conosceva da molto) e poi, detto con franchezza da giorno festivo, dei politici grimpeur, rapidi e mediatici – cioè di coloro che fanno dimenticare rapidamente il loro precedente exploit mediatico con un’altra capriola senza contenuto – ne ho da tempo piene le tasche.
E’ che mi risuonano in testa, come i soundbytes delle campagne elettorali, gli slogan del dibattito congressuale: “basta con il partito leggero, arriva finalmente quello forte, radicato sul territorio”, “le primarie non sono in discussione”, “diamo un senso a questa storia”, “dobbiamo ricostruire l’identità del profilo del Pd”, “non vergogniamoci più della parola sinistra”, “una nuova stagione di alleanze per l’alternativa”. Vaste programme ! avrebbe commentato qualcun altro.
Ad oggi – spero di sbagliarmi e comunque mi assumo il rischio di una valutazione a giochi aperti – la radiografia è di disarmante preoccupazione.
Calabria – primarie di partito convocate e rinviate già tre volte. Corrono ad ora cinque candidati, il presidente uscente e quattro altri concorrenti tutti dell’area di maggioranza. La rete è piena di denunce e gridi di allarme di iscritti del Pd che lamentano assenza di informazione e manipolazioni preventive.
Campania – l’eredità di Bassolino (area di maggioranza) è sicuramente pesante e la distanza politica dalla stagione di cinque anni fa appare siderale (vi ricordate l’Udeur nel centrosinistra ?). Le primarie sono state convocate e rinviate quattro volte. Alla fine, per evitare il ridicolo, sono state “congelate”. Mezzo partito non sa come dire di no a De Luca, sindaco di Salerno che ha da tempo aperto una sua Opa sul partito campano, correndo con insegne e liste proprie ogni volta che ne abbia la possibilità. Un amico bene informato mi diceva che si prefigura lo schema, a me noto e caro ma non nuovissimo, di lanciare due candidature una contro l’altra per poi tirare fuori la terza all’ultimo secondo.
Puglia – qui siamo al virtuosismo. È uscente l’ottimo Vendola, un buon Presidente che è sopravvissuto a inchieste imbarazzanti, che rappresenta una sinistra desiderosa di ricongiungersi al Pd (andate a rileggervi gli slogan congressuali qualche paragrafo sopra…), che per questo ha spaccato un partito, che accetta – pur uscente – di passare da primarie, che sa partecipare civilmente e con argomenti convincenti ai salotti televisivi. Ma Vendola contrasta con la linea congressuale di aprire all’Udc e viene cortesemente invitato a farsi da parte, senza spiegazione, senza primarie, senza compensazioni (perfino un capo azienda come Berlusconi ha promesso qualcosa a Galan per sgomberare il Veneto e consegnarlo alla Lega di Zaia). Ovviamente il Presidente resiste. Prima gli viene caricato a molla contro il sindaco di Bari, che ha corso al congresso con una lista a nome proprio, che chiede una leggina ad hoc per non dimettersi da Sindaco. Fallito l’assalto del sofisticato Emiliano, ecco l’ottimo Boccia, giovane economista in ascesa, già assessore di Emiliano, dell’inner circle di Bersani, area margherita/letta. Peccato che proprio Francesco abbia già perso le primarie con Vendola cinque anni fa, che dunque chieda di correre senza primarie, che si aspetti – chi sa perché – un ritiro spontaneo di Vendola, che in conseguenza Di Pietro annunci che se c’è troppo casino corre anche uno dei suoi (andate a rileggervi gli slogan congressuali qualche paragrafo sopra…). Troppi apprendisti stregoni. E un consiglio: perché non fate correre l’autorevolissimo senatore La Torre, braccio destro del Presidente D’Alema, vice presidente dei senatori del Pd, sostenitore del partito forte e che finalmente decide, e lo fate misurare a casa sua invece che sui bianchi divani di Porta a Porta ?
Lazio – il motto è “vai avanti te che a me scappa da ridere”. E infatti, un bel giorno, si candida Emma Bonino, a nome di verdi, radicali, riformisti, liberali e tutto quel pateracchio di etichette che ogni volta Pannella sciorina come un mantra. Panico immediato ma in 24 ore le truppe del Pd sbandano. Già, ma è da settimane che, dopo l’uscita di Marrazzo, va avanti un minuetto di candidature che salgono e scendono senza alcuna regola, senza alcun riferimento ad una selezione primaria o altro. Zingaretti esploratore conclude: o Bonino o un esponente nazionale, magari cattolico perché a Roma c’è il papa e votano le suore. La traduzione geniale del suggerimento diventa Bindi o Letta (come Boccia, esponenti kamikaze della componente moderata mandati avanti mentre il partito forte pensa e riflette), romani come io sono friulano. Secondo me, candideremo la Bonino – ottima persona. Nascono varie domande: ricordo male o l’alleanza con i radicali era una delle accuse della stagione congressuale ? dov’è il partito forte ? perché non candidare allora il giovane Orfini ? perché non l’altra donna Silvia Costa ? e soprattutto perché lasciare solamente ad una professoressa democratica utente di Facebook il compito di ricordare che dovevamo fare le primarie per non ripetere l’incidente del Campidoglio con Rutelli scelto a tavoilino ?
Umbria – qui le primarie si faranno, forse, per dirimere un duello interno pesante fra l’ex tesoriere Agostini e la presidente uscente che chiede all’assemblea un voto blindato al 70% per cambiare lo statuto e fare il terzo mandato. Ma i bene informati dicono che è lunghissima la lista delle terze candidature che attendono di essere chiamate a salvare la patria senza primarie.
Toscana, Emilia, Liguria – c’è da dire, meno male che esistono. Qui la “moral suasion” ha evitato prima la competizione, ha scelto i candidati e fatto la coalizione. Anzi in Toscana abbiamo anche già scelto i consiglieri regionali con 3 mesi di anticipo e si discute già della prossima Giunta.
Mi fermo qui. Le Regioni sono anche altre. Ma al nord, Piemonte a parte, si partecipa alle elezioni con lo spirito di De Coubertin. La Basilicata è un feudo felice.
Un pensiero a Ottaviano Del Turco. Non sarà stato un campione di simpatia. Poi era socialista, aggravante definitiva. Ma è stato messo in galera da presidente di regione. Il mio Pd, tutto, lo ha scaricato in 10 secondi. Il Pm diceva ai giornali che c’erano “prove schiaccianti” di corruzione. Poi ha chiesto per due volte l’extra-time per nuove indagini perché la catasta di rogatorie internazionali e intercettazioni non aveva prodotto nulla. Oggi si chiede il proscioglimento perché non si è trovato ciò che si annunciava di avere già, qualcosa che permettesse almeno di andare in giudizio, ma ne ha parlato solo La Stampa. In Abruzzo oggi governa il centrodestra, con uno dei commercialisti dell’entourage di Berlusconi.
Forza ragazzi, amici, compagni e democratici. Smaltito il panettone, mi pare sia l’ora di svegliarsi e darsi una bella regolata.
9 gennaio 2010 - 14:44 alle 14:44
A parte che quello di Pannella non è un mantra ma una galassia, meno male che ci sono i radicali almeno Bersani è stato costretto a muoversi. Devi ammettere che la tempistica del buon Pannella in questo caso è stata eccellente.
Tuttavia mi permetto di cercare un filo rosso in questo tuo ragionamento, o meglio, nella strategia (suicida?) di Bersani D’alema.
Già perchè tutto sto casino nasce non da una relazione del segretario al comitato centrale (gli abbiamo già rimesso questo nome qui no?) ma da un’intervista di un deputato della puglia a un paio di quotidiani nazionali (tra i quali l’Unità perchè i simboli sono importanti). Non credo che funzioni così una bocciofila (tanto per restare agli slogan congressuali) ma il PD di Bersani sì funziona così, col segretario che ripete che i problemi del paese sono i problemi della crisi economica a qualsiasi domanda gli venga posta e D’alema e i suoi che parlano di inciuci, riforme condivise, e strategia delle alleanze.
Primo risultato: adesso non solo il PD segue l’agenda di Berlusconi, gliela scrive proprio. E Berlusconi ringrazia D’Alema proponendolo al COPACO (un po’ come fece per il ruolo di Mr.Pesc).
Poi parte la rumba (o meglio arriva alle cronache nazionali) delle candidature che tu hai ricordato, col capolavoro Puglia dove oltre a quanto ricordavi tu, Adriana Poli Bortone (una che qualche voto lo sposta) che era passata col centrosinistra e poi, visto il casino, torna a destra o corre per conto suo. Ah la Poli Bortone che era la destinataria della legge anti-sindaco votata dall’allora ds/margherita, tanto perchè le leggi ad personam non le fa solo Silvio. Nel frattempo escono interviste a Vendola e Emiliano che spero vengano fatturate a Forza Italia (il mio giudizio su Vendola governatore non è positivo come il tuo). In una di queste (se non erro alla Stampa) Emiliano ebbe a dire: Se vendola (che è di SEL o come si chiamano ora) mi avesse dato una mano a vincere il congresso del PD non mi sarei candidato contro di lui. E meno male che questo prima faceva il magistrato….
In tutto questo l’unica logica che pare seguire il gruppo dirigente del PD è allargare l’alleanza. Ma quale alleanza e per fare che non è dato sapere. Tanto che Bersani nella sua conferenza stampa post vacanze di Natale (non riesco a non pensare che sia arrivato alla conferenza con una 600 giardinetta color celestino…) dice che il PD non ha preclusioni per nessuno. Nemmeno per i nazisti dell’illinois mi viene da pensare.
E allora il partito liquido non c’è più, siamo a quello gassoso, indefinito nelle strutture e negli obiettivi, incapace di dire qualcosa di nuovo o di vecchio, di cattolico o di sinistra, tutto piegato in un ossessiva tattica elettorale per sconfiggere la destra e tornare al governo del Paese. A fare che non è dato sapere.
Il PD, anche in termini di comunicazione politica, non parla di niente, lo slogan scelto è per l’alternativa. Già ma quale?
Almeno veltroni (che come sai non amo) si mise a copiare Obama, Bersani copia D’Alema che copia (male) Togliatti.
Già eccolo il filo, rosso, che lega (ormai dichiaratamente) i pensieri degli ex-figc, ec pci, ex pds, ex ds o fra un po’ ex pd. Il migliore e la subordinazione alla tattica politica di ogni pensiero. La sovrastruttura come unico obiettivo di vita, che in Togliatti era giustificata dal blocco degli obiettivi strategici definito da Stalin a Yalta, qua dalla assoluta mancanza di un’idea strategica per sè stessi, il partito e ahimè il Paese.
Un Paese che in fondo si pensa irrimediabilmente condannato a destra, incapace di cambiare voto e faccia e in cui l’unica possibilità per la sinistra è quella di allearsi con le forze moderate (v. Prodi e l’idea di fare di Casini il prodi II) o di fare inciuci tra classi dirigenti, non avendo alcuna fiducia nel popolo. D’altra parte non fu D’Alema nel discorso per la fiducia al proprio governo a citare il discorso sopra gli italiani di Leopardi? (discorso invero non proprio lusinghiero per noi italici).
Che poi magari gli va pure bene, gli accordicchi funzionano e alle regionali limitiamo il bagno di sangue. Costruiamo un ennesima alleanza sanfedista (da Vendola a Casini) e metti che con un po’ di culo torniamo pure al governo.
Poi qualcosa da fare si trova. Su rinascita qualcosa su come si governa l’avranno pure scritto no?
Con incrollabile fede nel socialismo
M.
16 gennaio 2010 - 15:08 alle 15:08
On. Pistelli,
sono un giovane fiorentino ventiduenne che segue sempre con interesse ciò che lei scrive sul suo sito internet.
Sono molto d’accordo con questa sua analisi in merito alle prossime elezioni; ed è proprio per questo che vivo questo momento con profonda inquietudine.
Abbiamo al governo un centrodestra populista, che alza giorno dopo giorno criminosamente il tiro sugli immigrati, alimentando paure nefaste che cercano di fare dimenticare ciò che l’esecutivo non ha fatto o ha fatto male sui temi sociali (vedi scuola, lavoro ecc); un governo guidato da un uomo, il cui unico interesse (ossessione?) è poter capire come usare il Parlamento per fini propri, e che tira fuori dal cappello, in vista di una qualsiasi campagna elettorale, il tema della riduzione della tasse, inducendo un balletto di dichiarazioni contrastanti, più o meno ininterrottamente dal ‘94 ad oggi.
Di fronte a ciò, io spererei che il nostro partito, in quanto depositario di una visione diversa di governo, di una società realmente equa e virtuosa, facesse uno scatto in avanti, potesse aprire gli occhi alle persone per invertire questa tendenza, che sembra inarrestabile, del Paese ad andare verso destra.
Ed invece leggo sui giornali, giorno dopo giorno, in vista di queste elezioni regionali che potrebbero tornare a farci sperare almeno un pò, di lotte intestine fra correnti, di candidati che appaiono e scompaiono nel giro di 24 ore, di primarie sì, primarie no, a giorni alterni.
A proposito, ma le primarie non dovevano essere lo strumento di scelta di tutti i nostri candidati, dai presidenti di quartiere a quelli del consiglio, per bocca di tutti i dirigenti pd? Cosa è successo; abbiamo già fatto marcia indietro e non le gradiamo già più?
Io, le confesso, mi sento molto disorientato; ed in più sento davvero il pericolo, dato l’atteggiamento assurdo e fuorviante che stiamo tenendo in molte regioni, che il giorno dopo le elezioni regionali, l’Italia si svegli governata ancora più a destra rispetto al giorno precedente.
E questa sarebbe una grave sconfitta per tutti.
Con stima,
F.
13 febbraio 2010 - 09:34 alle 09:34
Спасибо огромное, статья супер.
20 febbraio 2010 - 16:41 alle 16:41
Когда все думают одинаково, не думает никто. У.Липпманн