Lapo Pistelli

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Svegliatevi ! Ci stanno nascondendo il futuro

Inviato da Lapo Pistelli il 6 novembre 2010 - 19:13

Svegliatevi e accendete i neuroni, poiché quello che sto per scrivervi non è un commento arguto sul nostro Berlusconi o sui tanti Berluschini, non uno sfogo su uno dei mille temi della politica-intrattenimento dell’oggi ma un drammatico appello, una profezia Maya sulla fine del mondo, un altolà sul campionato Italia – Europa 2011-2020 che potrebbe essere giocato con regole radicalmente diverse.


La questione è drammaticamente seria e nemmeno facile da spiegare, né tantomeno da maneggiare in termini di soluzioni possibili. Ma partiamo.
Vi ricordate, se siete giovani, o avete sentito parlare del trattato di Maastricht ?
Firmato ed entrato in vigore nei primi degli anni 90 e liquidato dalla comunicazione pubblica come uno dei tanti sbadigli diplomatici in doppiopetto, quel trattato, che aprì la strada all’unione politica dell’Europa, previde invece l’autostrada che conduceva all’Euro e che ha cambiato la vita del nostro Paese per tutto il decennio.
Dal 1992 al 1998 – cominciò Amato e finì Prodi – l’Italia, come e più di altri Stati europei, affrontò un ciclo di 7 anni di finanza pubblica restrittiva (maggiori entrate e minori spese per un totale di circa 650.000 miliardi di vecchie lire) che ci permise di cogliere il traguardo della moneta unica.
Nel mio giudizio si è trattato di un risultato storico, del colpo di reni di un Paese che soffriva ogni tempesta finanziaria, che affrontava il mercato a suon di svalutazioni competitive. E che è stato – primo elemento chiave da tenere a memoria per ciò che sto per dire – il pilastro portante della comunicazione pubblica e politica del centrosinistra. Ricordate Prodi ? “Se non ottengo l’euro, lascio”, “l’Italia deve rimanere in serie A e giocare in Europa…” ecc. ecc.
Insomma, anche se il trattato era passato nell’indifferenza generale, le sue conseguenze concrete hanno cambiato le nostre vite.
Bene. Torniamo ad oggi. Anzi a ieri. All’Europa che cerca di reagire alla tempesta perfetta dell’economia mondiale 2009, alla crisi globale che è stata paragonata alla crisi del 1929, al fallimento delle banche americane, al rischio di default del debito greco. Questo, anche se siete giovani e spensierati, ve lo ricordate perché è cronaca recente.
La Germania borbotta, non vuole pagare la crisi degli altri, si oppone, sussurra che sarebbe meglio se la Grecia uscisse dall’euro, rimpiange il tempo del marco, poi si adegua. La Grecia rinegozia il debito, adotta un programma di risanamento draconiano e via, domani è un altro giorno.
No, decisamente no. Domani non è un altro giorno. Passata la nottata, l’Europa inizia a discutere delle nuove regole del patto di stabilità, della nuova governance economica europea.
Noi no. Noi discutiamo dei problemi diurni e notturni del premier, di Noemi, di Corona, del delitto di Avetrana, di Ruby Rubacuori. C’è solo Tremonti – anzi, sono lieto di darvi una notizia: il governo tecnico c’è già, è formato da Giulio Tremonti e da Tremonti Giulio – che senza passare né dal Parlamento (non mi stupisco) ma nemmeno da Palazzo Chigi (mi stupisco un po’ di più) tenta di partecipare al negoziato.


L’Italia non è gradita al tavolo fra Berlino e Parigi che accetta di discutere prima con Londra (che non appartiene all’area euro) che con noi. Alla fine, i soliti tre trovano un’intesa a più livelli: Gran Bretagna e Francia si scambiano alcune fiches importanti nel settore della difesa (tagliandoci fuori), la Germania impone le nuove regole di stabilità che attribuiscono enorme rilevanza – per la tranquillità macroeconomica del continente – non solo al deficit (quanto mi manca fra entrate e uscite alla fine di ogni anno) ma al debito (la somma dei deficit annuali consolidati).
Tutto chiaro fin qui ? Andiamo avanti.
L’Italia ha un deficit grave, ma non il peggiore. Tremonti ha perfino litigato con premier e ministri per tenere la cassaforte sotto chiave e ha tagliato pesantemente in questi due anni elargendo solo mance politiche alla Lega e a qualche ministro amico. Basta pensare al taglio dei fondi per il sud, per la scuola, per l’università, per gli enti locali.
L’Italia ha però un debito pazzesco, che in due anni di Berlusconi e di crisi globale è schizzato dal 104% al 118% del Prodotto Interno Lordo. Abbiamo cioè più debito che ricchezza in questo Paese e l’Europa ci teme poiché siamo il terzo Paese europeo per dimensione. L’Euro è sì un solido transatlantico ma l’Italia è un iceberg di notevoli dimensioni. Too big to fail, ma sempre osservati speciali, tanto più se al comando del Paese c’è Mr. Bunga Bunga. Altri Paesi, con deficit peggiori del nostro, hanno un debito del 50, 60, talvolta solo del 35% del Pil.
La somma dei due criteri insieme, letteralmente, ci ammazza.
Tremonti, nel proprio negoziato personale e riservato, mette una piccola toppa. Ottiene che nella conta globale dei debiti sovrani (una montagna che schiaccia l’intero occidente) venga contato anche il debito privato, l’indebitamento del sistema imprese e famiglie. L’Italia, in quel parametro, viaggia forte, risparmia ancora, mette ciò che può sotto il materasso, esporta in Svizzera semmai (come sappiamo dalle operazioni di scudo fiscale). Quel risparmio privato potrebbe essere fatto valere per ottenere degli sconti quando il severo controllore europeo/tedesco ci farà l’esame e ci darà i compiti per casa.
Le regole prevedono inoltre che i piani nazionali di rientro dal debito debbano essere sottoposti all’Europa – Commissione Consiglio Parlamento – che rientrino dall’esame di Bruxelles senza nemmeno passare dal via, cioè dal Parlamento nazionale e dal dibattito pubblico. Una vera e propria pesante cessione di sovranità ad un’Europa che nemmeno ha avuto il coraggio di fare l’unione politica.
Saranno tagli o taglietti ? Saranno colpi di mannaia.
Nel solo 2011 si parla di nuovi tagli per 45 miliardi di euro. E non una tantum. Ma una specie di nuovo ciclo pluriennale.
Come si può tagliare in un Paese che ha smesso di crescere e produrre ricchezza ?
Come potrebbe fare una famiglia a pagare bollette, affitti, cibo e vestiti per 4000 euro al mese se la somma degli stipendi in entrata è 2500 ?
Edmondo Berselli, nel suo splendido saggio “L’economia giusta” scritto alla vigilia della sua morte, ammoniva di prepararsi culturalmente al ritorno della “povertà”, al calo dei consumi, degli standard di vita. Della marcia indietro da un tenore di vita che l’Occidente e l’Italia non si possono semplicemente più permettere.
Tenendo per un attimo da parte – ma leggendolo la sera – Berselli, resta la questione. Tagliare 45 miliardi ad un corpo sociale già scarnificato comporterà rimettere in discussione il patto sociale. Altro che Marchionne e Pomigliano. Qui si parla di affrontare il nodo della scuola pubblica, delle pensioni, dei servizi alla persona. Di cambiare l’edificio, non di dare un’imbiancata alle pareti.
Questo macigno ci pone, qui e ora, quattro questioni.
Il primo, non nuovo, è l’inutilità, la dannosità del nostro governo per l’Italia e per il mondo. Non contiamo. Siamo compatiti. Si decide del nostro futuro, al massimo discutendo con Tremonti, mentre il premier si occupa d’altro. Compromettendo il futuro di un’intera generazione. E non è un’iperbole retorica. Questa storia va raccontata a tutti, continuamente, finché non si pianta nella zucca dei nostri concittadini più in fondo della persecuzione dei giudici e dei comunisti contro Silvio.
Il secondo. E’ tutto nostro. I progressisti nel mondo – socialisti o liberaldemocratici che fossero – si sono mossi negli ultimi anni con uno schema abbastanza “convenzionale”: esiste il mercato, esiste la finanza (anche se nutriamo qualche dubbio su quella ricchezza di carta), c’è dunque la crescita; i progressisti usano la politica dei redditi per ridistribuire la ricchezza e diminuire le disuguaglianze. Ecco perché le proposte per “più” scuola, “più” investimenti in innovazione e ricerca, “più” servizi alla persona, e via elencando i “più”. Che dire e che fare quando la cassa è vuota dunque non serve promettere “più” di niente poiché le risorse mancano completamente ?
Il terzo. Come si fa a discutere di un’Europa politica diversa, comprendendo le ansie tedesche e la necessità di crescita e stabilità, senza buttare via bambino e acqua sporca ? Invadere la Germania non si può. Obbligarla a fare marcia indietro da una politica in cui loro esportano nel mondo e si rafforzano e il resto d’Europa stringe la cinghia nemmeno. Scegliere in Bruxelles il “nemico” esterno su cui scaricare le nostre piaghe neppure. Ma la discussione pubblica su un’Europa che assume nuova sovranità ma che sarebbe percepita come causa miope del nostro impoverimento se non la cambiamo, questo sì. Discussione difficile ma necessaria. E chi dice che l’Europa fa sbadigliare, si attrezzi poi a spiegare le conseguenze del suo sonnellino.
Il quarto
. Come ci scegliamo leadership e alleanze del centrosinistra in questo inesorabile campo di gioco di cui nessuno parla ? Un campo di gioco che ci è stato occultato dal governo e dal sistema dei media ? Vogliamo rimanere fermi al duello oratorio fra chi sbanca meglio nel talk show ? Continuiamo a lungo con il “se c’è lui, io non vengo?”. O mettiamo questa questione al centro della discussione su programmi e responsabilità ?
Amici e compagni, democratici e italiani.
Questa è la questione dei prossimi anni con la quale si dovrà cimentare il governo Berlusconi, il governo tecnico Tremonti, il governo marpione Casini, quello di salute pubblica Draghi, quello del Pd Bersani, quello della-sinistra-che-sogna Vendola, quello che preferite voi. Ma da questo nodo non si prescinde.
E io credo, scrivo e lavoro perché il mio partito, perché chi mi legge su questo blog, perché la rete levi da sotto il tappeto questo campo di gioco che ci è stato nascosto e sul quale balla invece – senza retorica alcuna – il futuro del nostro Paese.

2 Risposte a “Svegliatevi ! Ci stanno nascondendo il futuro”

  1. Claudio Dice:

    Caro Lapo
    Mi fido del tuo allarme ma non capisco allora il tuo articolo su la Nazione di oggi

  2. Lapo Pistelli Dice:

    Scusa Claudio, quale articolo avrei fatto sulla Nazione di oggi ?

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