Articoli con tag sfiducia

Il pallottoliere

Questo riassunto di stasera di Apcom mi pare il più informato. Poi, domani staremo a vedere…


Roma, 13 dic. (Apcom) – Dopo una giornata di estenuanti trattative tra Fli e Pdl, a sera, il pallottoliere della Camera, che con l’incertezza legata al malumore delle colombe di Futuro e Libertà pendeva decisamente a favore del governo, riporta la situazione a una sostanziale parità tra gli opposti fronti pro e contro Silvio Berlusconi: 313 a 313. Una parità che vorrebbe dire comunque bocciatura della mozione di sfiducia: a questo punto l’esito del voto di domani resta legato all’indecisione, non ancora rientrata, della deputata finiana Siliquini, l’unica tra le colombe a non prendere parte alla riunione dei parlamentari di Fli con Gianfranco Fini stasera, e alla presenza o meno delle deputate in dolce attesa. Il fronte della mozione di sfiducia, dando per rientrato il malumore delle quattro ‘colombe’ del Pdl guidate da Silvano Moffa, può contare su 313 voti certi: 33 dei finiani (al netto di Siliquini), 22 di Idv, 206 del Pd, 35 dell’Udc, 6 di Api, 2 liberaldemocratici, 5 di Mpa, Paolo Guzzanti, Giorgio La Malfa, Giuseppe Giulietti e Roberto Rolando Nicco. Una pattuglia, quella contro Berlusconi, che potrebbe assottigliarsi se non riuscissero ad essere presenti le tre deputate incinte: Federica Mogherini del Pd, Giulia Cosenza e Giulia Bongiorno di Fli. Stesso numero raggiunge la pattuglia pro-Berlusconi: 235 del Pdl, 59 della Lega, 12 di Noisud-Popolari per l’Italia di domani, Francesco Pionati, Francesco Nucara, Maurizio Grassano, Giampiero Catone, Bruno Cesario, Domenico Scilipoti e Massimo Calearo (l’ex Pd ha detto che si astiene ma nel caso fosse determinante voterebbe a favore di Berlusconi). Tre saranno gli astenuti: i due deputati di Svp Siegfried Brugger e Karl Zeller e il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

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Countdown -1: veleni, scintillìo di lame e altre serie amenità

-1, +2, pari, le voci si rincorrono impazzite nel Transatlantico di oggi, un caleidoscopio di voci, di “si dice”, di sguardi obliqui, di interpretazioni maldestre del linguaggio del corpo, di giornalisti che affermano ma in realtà vogliono sapere. Insomma, per gli appassionati del genere, si direbbe un giorno delle grandi occasioni.
Dato che ho poche idee ma abbastanza convinte, cioè sono un tipo cocciuto, ribadisco che comunque vada domani, questa esperienza è politicamente finita. Spero di non dovere raccontare ancora perché.

Stamani Berlusconi, intervenendo al Senato, ha giocato la parte dello statista. L’uomo ha due ruoli nella commedia politica: o ruggisce in collegamento telefonico contro giudici, comunisti e omosessuali, oppure, appunto, interviene con toni distesi, invita alla ragionevolezza, si chiede interdetto quale sia la causa di tanto accanimento contro di lui. Fra le righe, il Presidente del Consiglio ha disposto stamani sul tavolo, uno per uno, tutti i pezzettini di formaggio, rivolgendosi agli indecisi. Se vinco e ottengo la fiducia – ha detto – cambio tutto, la squadra di governo, il programma,la maggioranza di governo, forse anche la legge elettorale. E ha fatto appello ai moderati italiani , a quelli che si riconoscono nell’orizzonte del Ppe europeo.
Già nella replica di fine mattina, come l’incredibile Hulk, come il dottor Stranamore, la camicia si è poi strappata, il braccino è scattato incontrollato. Il tono di Berlusconi si è fatto acido e risentito, minaccioso contro i transfughi del centrodestra. Poi, in apertura di seduta pomeridiana, alla Camera, incontro a quattr’occhi (ma qua dentro gli occhi diventano rapidamente quarantaquattro) con Urso e Moffa, “colomba” finiana.
Fioriscono le interpretazioni. Si dimette in serata ? No, tira diritto. Attende la fiducia al Senato per dimettersi prima del voto della Camera ? Vuole in cambio la garanzia del reincarico ?

Per domani, rigioco la tripla: 1, X, 2, parti notturni permettendo.
Ho già espresso invece la mia opinione su dopodomani. La rimetto nero su bianco prima di sapere l’esito del voto.
In questo biennio, l’assetto del centrodestra e del centrosinistra è stato ampiamente insufficiente; ha generato la nascita di un cosiddetto terzo polo che intravede spazi elettorali; ha generato movimenti centrifughi e scontri generazionali a destra e sinistra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Credo che sia tempo per la politica partitica di prendersi una pausa. Di conferire il proprio voto parlamentare ad un governo che sappia fermare i rischi di sciame speculativo contro la nostra economia; di ricalibrarsi e di modificare le storture della legge elettorale; di partecipare ad un talk show in meno e di studiarsi un libro in più.
Altrimenti – temo – andremo incontro ad una campagna elettorale di inusitata contrapposizione e di altrettanta inutilità; con tre poli in competizione e questa legge elettorale avremo una Camera con una maggioranza garantita per legge (che vinca il Pdl o il Pd) ed un Senato matematicamente privo di maggioranza (che vinca il Pdl o il Pd) e saremo punto e a capo con lo stesso quesito.

La differenza è se, nel frattempo, perderemo cinque mesi di tempo e metteremo in campo due rese dei conti nei principali partiti.

Credo che il nostro Paese meriti di più e di meglio.

Spero che domani Berlusconi cada (anche se ne temo la capacità manovriera delle ultime ore).

Spero che dopodomani saremo in grado di sostenere un percorso utile per il Paese prima che per noi stessi.

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Countdown -13: 1X2 e la vittoria in trasferta

La riforma Gelmini non è ancora legge e non è detto che lo diventi. Anche se vi sono minori problemi numerici al Senato della Repubblica per rivotare il testo modificato dalla Camera, il voto del 14 dicembre e la possibile apertura della crisi potrebbe interromperne il percorso.

Per altro, leggendo il testo, non è ozioso far notare che la ventina di articoli della riforma richiamano a cascata una tale quantità di leggi delegate, di decreti attuativi e regolamenti che dovrebbero essere scritti nei prossimi mesi e anni da far pensare che se anche Maria Stella Gelmini fosse Wonder Woman – e non lo è – quel disegno andrebbe a regime in un futuro assai remoto. Di certo, oggi, la riforma regala soltanto i tagli.

Nel pendolarismo un po’ opaco delle posizioni che ci portano al voto del 14, le dichiarazioni congiunte di Fini e Casini di ieri segnano una piccola ma ulteriore tappa di rottura del sodalizio uscito dalle urne nel 2008. Secondo i bene informati, al fine di evitare assenze last minute o imbrogli, Fini e Casini intenderebbero far firmare preventivamente la mozione di sfiducia a tutti i deputati del loro gruppo per rendere chiaro ai pallottolieri del Cavaliere che, neanche imitando l’inganno degli aerei di Mussolini che venivano spostati di aeroporto in aeroporto per convincere il Duce di avere una straordinaria flotta, il traguardo dei 316 voti necessari verrebbe mai raggiunto.

E’ questa consapevolezza dolorosa che potrebbe spingere Berlusconi a non attendere il voto di sfiducia ma a recarsi al Colle rimettendo il mandato nelle mani di Napolitano.

Ieri, nella puntata settimanale di Ballarò, Roberto Cota – fra gli esponenti più civilizzati della Lega – è parso meno baldanzoso del solito. Anche non volendo esagerare nel raptus dietrologico della politica domestica, appaiono chiari piccoli ma inequivoci segnali di cautela della Lega. Come ho detto altre volte, la Lega ha legami fortissimi con il Cavaliere ma il timore fondato di non vedere andare in porto l’agognato sogno federalista con una compagine di governo inconcludente e balcanizzata potrebbe indurre qualche scarto tattico dopo l’apertura della crisi.

Insomma, pur mantenendo una puntata da 1X2, la sensazione di inizio mese è che guadagni spazio l’agognato 2, la vittoria in trasferta, e che anche in caso di pareggio, di X, la vittoria politica arriverebbe comunque.

Ps 1: Giuseppe Mussari, presidente dell’ABI, ha fornito ieri sera a Ballarò alcuni dati assai interessanti sulla questione dei debiti sovrani e dei salvataggi europei. Purtroppo non ho capito quale sia la fonte dei dati letti in trasmissione e dove essi possano essere trovati. La tesi è che Paesi come l’Irlanda abbiano negoziato un prestito per il proprio debito sovrano dell’ordine dei 100 miliardi avendo però sbilanci del proprio sistema bancario dell’ordine di 850 miliardi e che mentre l’Italia sia coinvolta in quegli sbilanci per cifre irrilevanti – 3, 5 miliardi – le banche tedesche o inglesi abbiano flussi incrociati di debiti e crediti per 100 e oltre miliardi. Da qui la proposta di Mussari di non contribuire al finanziamento di quei prestiti solo sulla base del tradizionale peso Paese ma sulla base delle effettive interrelazioni fra le economie. Per essere ancora più espliciti – se ho ben compreso: mentre la Germania, aiutando l’Irlanda, aiuta in realtà se stessa e il proprio sistema bancario perché pesantemente coinvolto, noi italiani aiutiamo e basta.

Ps2: oggi parto con Bersani e altri per due giorni alla volta di Varsavia. Città gelida (-8) e assai grigia, specie se si va a discutere le sfortune dei partiti socialisti e socialdemocratici europei. Mi chiedo se al centrosinistra non andrebbero meglio le cose se innanzitutto discutessimo di strategie con un bel Margarita in mano e magari in una città più allegra e perfino più calda…. Tornerò con un bel colbacco, memoria della guerra fredda che non c’è più.

Buona giornata a tutti

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