La riforma Gelmini non è ancora legge e non è detto che lo diventi. Anche se vi sono minori problemi numerici al Senato della Repubblica per rivotare il testo modificato dalla Camera, il voto del 14 dicembre e la possibile apertura della crisi potrebbe interromperne il percorso.
Per altro, leggendo il testo, non è ozioso far notare che la ventina di articoli della riforma richiamano a cascata una tale quantità di leggi delegate, di decreti attuativi e regolamenti che dovrebbero essere scritti nei prossimi mesi e anni da far pensare che se anche Maria Stella Gelmini fosse Wonder Woman – e non lo è – quel disegno andrebbe a regime in un futuro assai remoto. Di certo, oggi, la riforma regala soltanto i tagli.
Nel pendolarismo un po’ opaco delle posizioni che ci portano al voto del 14, le dichiarazioni congiunte di Fini e Casini di ieri segnano una piccola ma ulteriore tappa di rottura del sodalizio uscito dalle urne nel 2008. Secondo i bene informati, al fine di evitare assenze last minute o imbrogli, Fini e Casini intenderebbero far firmare preventivamente la mozione di sfiducia a tutti i deputati del loro gruppo per rendere chiaro ai pallottolieri del Cavaliere che, neanche imitando l’inganno degli aerei di Mussolini che venivano spostati di aeroporto in aeroporto per convincere il Duce di avere una straordinaria flotta, il traguardo dei 316 voti necessari verrebbe mai raggiunto.
E’ questa consapevolezza dolorosa che potrebbe spingere Berlusconi a non attendere il voto di sfiducia ma a recarsi al Colle rimettendo il mandato nelle mani di Napolitano.
Ieri, nella puntata settimanale di Ballarò, Roberto Cota – fra gli esponenti più civilizzati della Lega – è parso meno baldanzoso del solito. Anche non volendo esagerare nel raptus dietrologico della politica domestica, appaiono chiari piccoli ma inequivoci segnali di cautela della Lega. Come ho detto altre volte, la Lega ha legami fortissimi con il Cavaliere ma il timore fondato di non vedere andare in porto l’agognato sogno federalista con una compagine di governo inconcludente e balcanizzata potrebbe indurre qualche scarto tattico dopo l’apertura della crisi.
Insomma, pur mantenendo una puntata da 1X2, la sensazione di inizio mese è che guadagni spazio l’agognato 2, la vittoria in trasferta, e che anche in caso di pareggio, di X, la vittoria politica arriverebbe comunque.
Ps 1: Giuseppe Mussari, presidente dell’ABI, ha fornito ieri sera a Ballarò alcuni dati assai interessanti sulla questione dei debiti sovrani e dei salvataggi europei. Purtroppo non ho capito quale sia la fonte dei dati letti in trasmissione e dove essi possano essere trovati. La tesi è che Paesi come l’Irlanda abbiano negoziato un prestito per il proprio debito sovrano dell’ordine dei 100 miliardi avendo però sbilanci del proprio sistema bancario dell’ordine di 850 miliardi e che mentre l’Italia sia coinvolta in quegli sbilanci per cifre irrilevanti – 3, 5 miliardi – le banche tedesche o inglesi abbiano flussi incrociati di debiti e crediti per 100 e oltre miliardi. Da qui la proposta di Mussari di non contribuire al finanziamento di quei prestiti solo sulla base del tradizionale peso Paese ma sulla base delle effettive interrelazioni fra le economie. Per essere ancora più espliciti – se ho ben compreso: mentre la Germania, aiutando l’Irlanda, aiuta in realtà se stessa e il proprio sistema bancario perché pesantemente coinvolto, noi italiani aiutiamo e basta.
Ps2: oggi parto con Bersani e altri per due giorni alla volta di Varsavia. Città gelida (-8) e assai grigia, specie se si va a discutere le sfortune dei partiti socialisti e socialdemocratici europei. Mi chiedo se al centrosinistra non andrebbero meglio le cose se innanzitutto discutessimo di strategie con un bel Margarita in mano e magari in una città più allegra e perfino più calda…. Tornerò con un bel colbacco, memoria della guerra fredda che non c’è più.
Buona giornata a tutti