Un brusco ritorno all’indietro l’assassinio di Vittorio Arrigoni a Ghaza. Sembra di piombare al primo anno della guerra in Iraq, ai video che annunciavano le barbare esecuzioni degli ostaggi in tuta arancione, all’angoscia degli ultimatum. Voglio esprimere semplicemente un pensiero di solidarietà agli amici e ai parenti di Vittorio, pacifista caduto per i suoi convincimenti profondi, vittima di un gruppuscolo assassino così radicale da contestare perfino la linea di Hamas. Sconcerta che proprio da quel movimento si sia cercato di rimbalzare la responsabilità su Israele. Un film già visto, un film sbagliato, un film che offende l’impegno di Arrigoni.

 

Drammatiche anche le foto che documentano il tragico naufragio delle due donne a Lampedusa, annegate a pochi metri dalla riva. Dopo avere attraversato il mare di sabbia del Sahara, sono state fatali le ultime bracciate di mare. Pensare che nelle stesse ore in cui si consumavano queste vicende, due uomini di governo leghisti discettavano di uso delle armi contro gli immigrati fa semplicemente ribrezzo. A forza di mitridatizzarsi al veleno leghista, stiamo diventando tutti impermeabili anche alle peggiori insolenze razziste, quelle che una volta ci si vergognava solo a pensare nei momenti di rabbia.

Il Presidente del Consiglio, “a latere del Consiglio dei Ministri” ha detto che forse occorre ripensare all’impegno italiano nelle missioni internazionali. Il Presidente Napolitano lo ha subito rintuzzato enfatizzando il valore della presenza italiana nel mondo. Ma è possibile che una scelta fra le più delicate che la politica possa prendere debba essere liquidata così, con una battuta da Bar Sport, a latere di un Consiglio dei Ministri ? Tanto più che proprio nel caso della Libia, dopo le uccisioni da parte dei lealisti a Misurata e l’uso delle bombe a grappolo denunciato da New York Times sarebbe il caso che il ministro La Russa affrontasse un serio dibattito in parlamento sugli scenari che si aprono in Libia.

Solo una battuta, al ritorno da una rapida ed eccellente missione al Cairo, per dire quanto sia motivante incontrare vecchi esponenti di partiti storici della politica egiziana che lavorano a braccetto con giovani blogger protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio in nome di un valore e di un principio – la democrazia – che noi viviamo troppo spesso come un risultato scontato e che deformiamo nella sua caricatura populista.

Buon finesettimana.